La neoplasia prostatica risulta essere una patologia insidiosa, quanto diffusa; cogliere da subito i segnali d’allarme può fare la differenza nella diagnosi e soprattutto nella prognosi della malattia.
La salute è uno dei fattori umani più importanti, di cui ogni individuo dovrebbe avere cura. Non esistono elisir magici che possano garantire una vita longeva e in ottimo stato, tuttavia alcune buone abitudini possono favorire la longevità. In primis occorre seguire un’alimentazione sana e povera di grassi fin dai primi anni di vita. Difatti mantenere il peso corporeo costante aiuta a ritardare e limitare l’insorgenza di numerose patologie. La dieta bilanciata deve essere associata ad un’adeguata attività fisica che possa essere d’ausilio al metabolismo e all’apparato locomotore.
L’importanza della prevenzione per il tumore alla prostata.
Nel corso della vita ogni individuo dovrebbe comprendere quanto sia importante avere cura di sé, sottoponendosi a controlli periodici. Verificare il proprio stato di salute è un’azione che può fare la differenza. Esami di routine e visite specialistiche possono aiutare a individuare in tempo patologie insidiose. Dunque bisogna abbattere il muro della paura, senza tralasciare gli appuntamenti con gli specialisti. Tali protocolli, sebbene possano essere benefici, non risultano semplici da seguire. Molte persone tendono ad essere restie ai controlli medico-sanitari, perseverando nel trascurare la propria salute.
Stress, vita sedentaria e un’alimentazione sempre meno sana favoriscono l’incremento delle patologie neoplastiche e proprio per questo motivo occorrono controlli frequenti. Il tumore alla prostata colpisce una grande percentuale degli uomini over 60, ma può insorgere anche prima. In questo caso una diagnosi tempestiva può fare la differenza, aumentando la percentuale di guarigione.
Nei prossimi paragrafi parleremo nello specifico della malattia, analizzando le cause, i sintomi e i protocolli terapeutici.
Il tumore maschile più diffuso.
La neoplasia prostatica è uno dei tumori più diffusi fra le persone di sesso maschile. Solo in Italia si contano 44.000 casi all’anno, rappresentando il 18,5% di tutti i tumori diagnosticati agli uomini. Nonostante l’incidenza elevata, la prognosi risulta essere benigna, presentando una buona percentuale di guarigione.
Una neoplasia curabile.
Il rischio che la malattia abbia un esito nefasto è davvero basso e, grazie alle nuove scoperte in campo scientifico, il tasso di mortalità si sta abbassando ulteriormente. Nel corso degli anni si sta verificando una diminuzione della mortalità pari al 15,6%. I dati riportano che il 92% delle persone che hanno contratto la malattia dopo 5 anni dalla diagnosi sono ancora in vita. Si tratta di una percentuale elevata, tenendo conto dell’età avanzata dei pazienti.
Dunque siamo dinanzi ad un tumore poco aggressivo che, nella maggior parte dei casi, rimane confinato nell’area prostatica. Il decorso della patologia appare lento, presentando pochi danni per la salute generale.
Tuttavia oltre alle forme a crescita lenta esistono anche delle tipologie più aggressive, con tendenza a creare metastasi. In questo caso si tratta di tumori che si diffondono ad altre parti del corpo attraverso le cellule e il sistema linfatico.
Le funzioni della prostata.
Prima di imbatterci nell’analisi dei fattori di rischio e dei sintomi, ci soffermeremo sulla descrizione delle funzioni della prostata. Si tratta di una ghiandola dalla forma rotondeggiante di dimensioni medio-piccole, appartenente al sistema riproduttivo maschile. Posizionata nelle pelvi, sotto la vescica e davanti al retto, la prostata secerna una parte di liquido seminale, contribuendo alla produzione di sperma.
Cos’è il tumore alla prostata?
Il cancro alla prostata consiste in una formazione di tessuto in cui le cellule crescono in modo anomalo. Come altre tipologie di cancro, anche alla base della neoplasia prostatica vi è il processo di displasia, ovvero la crescita anomala e incontrollata delle cellule di un tessuto.
L’adenocarcinoma è la forma più diffusa, mentre esistono forme più rare come il carcinoma a cellule transizionali e i tumori dello stroma prostatico.
Una malattia silente.
Come altre patologie tumorali, nelle fasi iniziali il tumore alla prostata non dà sintomi. Tale caratteristica lo rende molto difficile da individuare, proprio perché il paziente è ignaro della sua condizione. Per questo motivo risulta molto importante prestare attenzione alla propria salute, cercando di comprendere anche i minimi segnali o cambiamenti del corpo. Inoltre è consigliabile, in particolar modo dopo i 50 anni, eseguire una visita urologica, associata al dosaggio del PSA tramite gli esami del sangue.
I sintomi del tumore alla prostata.
I sintomi indicano la presenza di qualcosa di anomalo all’interno del proprio organismo. Tuttavia in fase iniziale i tumori risultano quasi sempre asintomatici, crescendo indisturbatamente. Nel caso delle neoformazioni alla prostata, se la massa tumorale non viene individuata in tempo la malattia progredisce. Le dimensioni del cancro tendono ad aumentare, causando problemi nella minzione. Con l’avanzare dello stato patologico si presentano i primi sintomi:
- Disuria, ovvero difficoltà ad urinare
- Stimolo frequente ad urinare
- Dolore nell’area pelvica
- Ematuria, ovvero sangue nelle urine
- Disfunzione erettile
- Eiaculazione dolorosa
- Astenia
- Perdita di peso
- Perdita di appetito
Tumore alla prostata: quali sono le cause?
Nel momento in cui si riceve una diagnosi di tumore viene in primis da interrogarsi sulle cause che hanno generato la malattia. Individuare con esattezza quale sia l’origine della neoplasia prostatica risulta ancora difficile. La ricerca scientifica sta lavorando alacremente per stabilire con esattezza quali siano le cause di questa tipologia di cancro.
Di seguito indichiamo i più importanti fattori di rischio.
- L’età: si tratta di un tumore che colpisce raramente gli under 40. Risultano ad alto rischio gli uomini over 60. Stando alle statistiche, infatti, 6 su 10 casi si verificano in pazienti con più di 65 anni.
- Lo stile di vita: come detto precedentemente lo stile di vita è la migliore barriera difensiva che si possiede contro lo sviluppo di alcune malattie. Per mantenersi in salute occorre seguire una dieta sana ed equilibrata, limitando il consumo di grassi saturi. L’obesità, infatti, aumenta il rischio di displasia, il processo alla base della formazione delle neoplasie, fra cui il tumore prostatico. Per evitare l’insorgenza della patologia sarebbe opportuno adottare uno stile di vita sano, caratterizzato da un’alimentazione ricca di fibre e vitamine e una regolare attività fisica.
- La genetica: proprio la genetica gioca un ruolo molto importante anche nell’ereditarietà delle malattie tumorali. Sebbene i tumori non siano trasmissibili da padre a figlio, gli uomini che hanno una storia familiare con casi di tumore alla prostata risultano più a rischio.
- Infiammazione alla prostata: recenti studi hanno dimostrato una diretta correlazione fra la prostatite e lo sviluppo della neoplasia prostatica.
- Etnia di appartenenza: il cancro alla prostata è più diffuso in determinati gruppi etnici piuttosto che in altri. In particolar modo si è verificata una maggiore insorgenza nelle persone afroamericane.
Come avviene la diagnosi del tumore alla prostata?
Una diagnosi specifica può essere garantita anche attraverso la misurazione del PSA (antigene prostatico specifico) che avviene tramite un esame del sangue. Tuttavia per avere un quadro più completo della situazione è bene completare lo screening con esami e visite specialistiche. Difatti elevati livelli di PSA si possono riscontrare anche in casi di ipertrofia prostatica o prostatite. Per evitare inutili allarmismi sarebbe opportuno procedere dapprima con ispezioni più approfondite che possano confermare o smentire quanto è emerso dal dosaggio dell’antigene.
Lo screening per prevenire o individuare il tumore alla prostata prevede:
- Esplorazione rettale eseguita dallo specialista
- Ecografia prostatica ad alta risoluzione
- Risonanza magnetica
- Biopsia
Gli stadi della malattia.
Dopo aver ricevuto una diagnosi di tumore alla prostata, occorre comprenderne il grado di malignità. Il patologo è chiamato ad analizzare i tessuti, in modo da assegnare alla neoformazione il grado di Gleason. Il punteggio di Gleason è un numero compreso fra 1 e 5 che indica l’anomalia delle cellule e quindi il livello di aggressività della malattia. Più alto è il numero maggiore appare la malignità della malattia. Per stabilire il livello di gravità della condizione andranno integrati anche altri fattori come l’età e la storia clinica del paziente.
I protocolli terapeutici.
Lo stadio del tumore permette di stabilire quale possa essere il protocollo terapeutico da adottare. Gli approcci terapeutici per questa tipologia di cancro sono molto variabili e tengono conto anche di altri parametri. Oltre al grado di malignità prima di stabilire quale possa essere la cura più efficace bisogna valutare anche altri fattori di rischio, come l’età e lo stato di salute generale.
In alcuni casi, infatti, soprattutto in presenza di pazienti anziani si consiglia la sorveglianza attiva, vale a dire un’osservazione costante dell’evoluzione della malattia attraverso follow up ravvicinati. Per pazienti più giovani si procede con una terapia più invasiva, optando per la chirurgia radicale. La prostatectomia, ossia la rimozione della ghiandola, viene presa in considerazione nei casi in cui la massa tumorale sia di dimensioni notevoli da compromettere le regolari funzioni della ghiandola stessa.
Oltre alla chirurgia gli oncologi consigliano talvolta di procedere con la terapia ormonale, conosciuta come terapia di deprivazione androgenica. Attraverso la somministrazione di compresse si vanno a ridurre i livelli di testosterone, l’ormone coinvolto nella crescita delle cellule tumorali. Tale approccio terapeutico presenta svariati effetti collaterali, come calo del desiderio sessuale, impotenza, vampate, stanchezza.
Qualora lo stadio della neoplasia fosse avanzato si consiglia di procedere con cicli di chemioterapia o radioterapia, in modo da limitare la possibilità di estendersi ad altri organi.
La prevenzione può fare la differenza.
Fra le persone sembra esserci la tendenza a sottovalutare il valore della propria salute. In tanti, infatti, scelgono di non sottoporsi a controlli per verificare il proprio stato di salute. Molto spesso si tratterebbe anche solo di esami di routine da eseguire ogni sei mesi circa. In questo modo si monitora lo stato degli organi interni, così come della prostata. La possibilità di sviluppare una neoplasia prostatica dopo i 60 anni è piuttosto elevata, e proprio per questo motivo occorre recarsi dai medici specialisti periodicamente.
Perché gli uomini non vogliono fare prevenzione.
Gli uomini, tuttavia, a differenza delle donne, sembrano ancor meno disposti a eseguire visite ed esami. Difficilmente, infatti, scelgono di fissare appuntamenti medici. In tanti affermano di sentirsi bene e di non avere alcun sintomo tale da doverli condurre al cospetto di un medico. Una tendenza diffusa che deriva dalla paura di mostrare le proprie fragilità. Storicamente, infatti, sono stati sempre presentati come creature forti ed imperturbabili. In una società in cui non c’era spazio per le debolezze, gli uomini hanno avuto difficoltà ad aprirsi e parlare di malattie o disagi personali.
Solo nel corso degli ultimi decenni, grazie ad un’evoluzione sociologica, sta cadendo lo stigma sociale che ha identificato per secoli le persone di sesso maschile. Tuttavia, nonostante la normalizzazione delle fragilità maschili, persiste una notevole reticenza da parte degli uomini ad aprirsi e rapportarsi con le proprie debolezze.
La paura di scoprirsi malati.
Il rapporto fra l’uomo e la medicina non è però ancora del tutto libero dalla barriera della paura. La riluttanza nell’eseguire controlli medico-sanitari deriva proprio dal timore di scoprire una malattia. Determinate patologie, almeno in stato iniziale, sono asintomatiche ed emergono solo dopo accurati esami. Proprio per questo motivo molti uomini sono contrari alle ispezioni, avendo il terrore di apprendere una patologia latente.
La prevenzione è anche una questione sociale.
Ripetiamo spesso che la salute è il bene più prezioso di cui disponiamo. Un valore che andrebbe tutelato e protetto senza distinzioni di età, sesso, provenienza geografica o sociale. Eppure la salute è soprattutto una questione sociale. Si decanta l’importanza della prevenzione, nonostante si continui ad assistere all’aumento dei costi delle visite specialiste e degli esami. La sanità pubblica italiana è al collasso, con liste d’attesa lunghe mesi se non anni. Nel frattempo le condizioni di salute dei pazienti peggiorano, poiché la malattia continua a progredire, provocando talvolta conseguenze irreversibili.
In un contesto in cui la politica investe poco nella sanità pubblica, la popolazione si ritrova costretta a rivolgersi alle strutture private, pagando il prezzo della prevenzione. Tuttavia non tutti hanno la possibilità di sostenere le spese richieste dalle strutture private. Si tende così a trascurare la propria salute. La prevenzione ha un prezzo molto alto che non tutti possono pagare.
Gli screening preventivi dovrebbero essere garantiti ad ogni cittadino, in particolar modo a coloro che appartengono alle fasce più disagiate. La salute è un bene della collettività e non solo di chi può permettersi visite e cure. A tal proposito riteniamo di grande efficacia tutte le iniziative predisposte in Italia in occasione del Movember, l’evento che pone in luce l’importanza della salute maschile anche attraverso la predisposizione di visite gratuite effettuabili nel mese di novembre.
Una diagnosi di tumore non apporta mai sensazioni positive. Un malessere che non coinvolge solo il corpo, ma anche la sfera psicologica. La paura di non farcela, il timore che la malattia possa causare danni irreversibili attanagliano i malati oncologici. Per tale ragione è necessario che si investa maggiormente nella sanità pubblica, permettendo alla popolazione di accedere alle migliori cure per combattere le patologie tumorali.
Ven o relor
Cause?
Le cause possono essere molteplici. In primis c’è il fattore ormonale. Naturalmente anche l’obesità influisce negativamente. Una dieta ricca di grassi e latticini risulta essere fra i fattori di rischio.