In attesa che entri in vigore il Digital Market Acts, il provvedimento che dovrebbe regolare i mercati digitali del vecchio continente, l’atmosfera degli stessi inizia a surriscaldarsi. A dimostrarlo è la lettera inviata da Spotify, noto servizio di streaming musicale, in concorso con altre società operanti nello stesso comparto, a partire da Deezer, ed indirizzata alla Commissione europea, con la quale si chiede di agire contro Apple per pratiche anticoncorrenziali e sleali.
La comunicazione di Spotify contro Apple vede come precisa destinataria il vicepresidente esecutivo dell’antitrust UE Margrethe Vestager e punta il dito contro la casa di Cupertino, accusata di addebitare commissioni eccessive e di procedere a modifiche unilaterali e pretestuose alla propria politica nell’esclusivo intento di danneggiare la concorrenza.
Occorre sottolineare che si tratta soltanto dell’ennesimo atto del conflitto tra i due soggetti interessati. Spotify, infatti, già negli anni passati aveva dato luogo ad iniziative analoghe, con la presentazione di una serie di denunce alle autorità antitrust di vari paesi contro Apple. Ad essere sotto accusa è in particolare il 30% di commissione che l’azienda della mela applica a carico degli sviluppatori nel suo App Store. I risultati di questa politica sono facilmente comprensibili: chi ne è soggetto è infatti costretto a gonfiare in maniera artificiale il prezzo dei propri prodotti, agevolando quelli di Google.
Spotify contro Apple: una situazione non nuova
“Il comportamento anticoncorrenziale di Apple danneggia i consumatori e gli sviluppatori che lavorano sodo e più a lungo aspettiamo, più difficile diventerà fermarli.” Esordisce in questo modo la comunicazione rilasciata da Spotify in cui si ricordano i motivi dell’ennesima iniziativa contro l’azienda statunitense.
Dopo aver ricordato che quasi quattro anni fa la società svedese ha deciso di presentare un reclamo antitrust formale alla Commissione europea contro il comportamento anticoncorrenziale di Apple, il quale si traduceva nel soffocamento dell’innovazione e nel danneggiamento degli sviluppatori e consumatori in tutta Europa e nel mondo, Spotify afferma che in pratica non è cambiato quasi nulla da quel momento.
Se, infatti, l’Ue ha messo in campo una prima indagine con conseguente pubblicazione di un documento preliminare in cui dava ragione a Spotify, all’atto pratico da quel momento non è accaduto nulla.
Così come potrebbe non mutare la situazione sino al 2024, anno in cui sarà messo a regime il Digital Markets Act, grazie al quale Spotify potrebbe aggirare l’app store di Apple e inaugurare un suo store oppure aderire a quello di un concorrente della società statunitense. L’azienda nordica, però, ha fretta e non intende aspettare ulteriormente. Da qui l’invio della lettera alla Verstager.
Cos’è il Digital Markets Act
Il Digital Markets Act è un provvedimento teso in particolare a limitare lo strapotere delle Big Tech, di cui Apple è parte integrante, sul web. La sua definitiva approvazione dovrebbe avere luogo nell’anno in corso, a seguito dell’accordo raggiunto il 24 marzo del 2022 tra Parlamento UE e Consiglio.
Il nuovo quadro legislativo delineato al suo interno prevede una serie di restrizioni e divieti per alcune pratiche commerciali considerate lesive del principio della libera concorrenza e, di conseguenza, dannose per gli stessi consumatori.
I divieti comporterebbero l’iscrizione delle aziende che li violano in una blacklist, mentre gli obblighi vanno a comporre una whitelist che non deve essere aggirata. Naturalmente il sistema prevede anche l’applicazione di sanzioni e rimedi ad hoc, che in buona sostanza dovrebbero impedire alle grandi aziende tecnologiche di continuare a sfruttare una vera e propria rendita di posizione resa possibile dai vuoti legislativi del passato.
Tra i punti qualificanti del provvedimento occorre ricordare in particolare il divieto di discriminare nell’accesso ai servizi e l’obbligo di garantire l’interoperabilità tra le piattaforme concorrenti. Grazie ad essi l’UE ritiene possibile limitare le pratiche anticoncorrenziali di Apple e altre Big Tech, ma con tutta evidenza Spotify e altri ritengono necessario mantenere alta la tensione in vista del 2024.
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